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mercoledì 3 dicembre 2014

Fabio Volo - E una vita che ti Aspetto

Questa attività di comprensione di lettura è molto utili per valutare la propria capacità di comprensione di un testo scritto. 


"... Volevo cambiare il mondo e alla fine ero cambiato io.
Ho cercato di capire solamente quando era avvenuto il baratto. Dov’ero il giorno in cui avevo negoziato tutte quelle romantiche ideologie in cambio di ciò che avevo ades-so. Me lo chiedevo perché non me lo ricordavo davvero quel mercatino. Quel compra e vendi.
Forse perché ci sono entrato un po’ alla volta. Forse perché ho avuto la presunzione di pensare di poter entrare in acqua senza bagnarmi. E così, lentamente, giorno dopo giorno, ho fallito e sono caduto nella rete anch’io. Di fatto, da circa dieci anni ogni matti-na mi svegliavo, salivo in macchina e, combattendo contro tutti e contro il tempo, corre-vo al mio posto di lavoro. La cosa assurda è che non è che mi venivano a svegliare e a frustate mi mandavano al lavoro. No! Mi avevano addomesticato. Al lavoro, con la pau-ra perfino di arrivare in ritardo, ci andavo da solo. E così ero arrivato al punto di iniziare le giornate con la speranza che arrivasse presto il venerdì. Perché non c’era niente di peggio di una vita senza una vita. La vita la incontravo solamente nei finesettimana. I lunedì, infatti, li odiavo perché erano lontani dalla fine. Che schifo! Speravo che il tempo passasse velocemente. Proprio come un carcerato. Mentre se fossi stato una persona sana, avrei dovuto vivere sperando che il tempo passasse lentamente e mi facesse in-vecchiare il più tardi possibile.
Quanto è assurdo tutto ciò? Come si può pensare a una cosa così tremenda? Quan-to dovevo star male per sperare in questo?
I lunedì, i martedi, i mercoledì... erano ostacoli. Nemmeno per fare l’amore mi sarei svegliato ogni mattina così presto, affrontando tutto quel casino. Eppure per il lavoro lo facevo. Un lavoro che ormai, fra l’altro, non amavo più da anni. Ma siccome lo facevano tutti e lo avevo sempre visto fare, lo accettavo senza nemmeno prendere in considera-zione questi ragionamenti.
Il mio lavoro mi rendeva uguale a tutti gli altri. Non mi permetteva di esprimermi. Ero sostituibile come un bullone di una macchina, e questo condizionava tutti i miei rapporti. Perché poi la sera, quando tornavo a casa, avevo voglia di stare con una persona che mi avesse scelto. Volevo essere SCEL-TO! Volevo una persona che voleva me. Una persona per la quale io non potevo essere sostituito da un giorno con l’altro. Una per-sona che mi facesse sentire speciale. Diverso da tutti. Un individuo. Una persona. Un principe azzurro. Come quando ero piccolo e per la mia mamma io ero io. Il suo bambi-no..."

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